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giovedì 9 aprile 2015
Renè Magritte, un artista, uno stile.
Renè è sicuramente il più celebre artista belga del XX secolo, ha ottenuto grande successo popolare per il suo approccio idiosincratico al Surrealismo. Per mantenersi ha trascorso molti anni lavorando come artista commerciale, ha prodotto pubblicità, e questo ha, molto probabilmente, plasmato la sua arte, che spesso ha l'impatto componendo un annuncio. Mentre alcuni surrealisti francesi conducevano una vita ostentato, Magritte ha preferito la quiete in anonimato di una vita borghese, una vita simboleggiato dagli uomini bombetta che spesso popolano i suoi quadri. Negli anni successivi, fu castigato dai suoi pari per alcune delle sue strategie (come la sua tendenza a produrre più copie di suoi quadri), ma dopo la sua morte la sua reputazione è migliorata solo. Artisti concettuali hanno ammirato il suo uso di testo in immagini, e pittori nel 1980 ammirato il tratto provocatorio di alcuni dei suoi lavori più tardi.
Magritte voluto coltivare un approccio che evita le distrazioni stilistici della più pittura moderna. Mentre alcuni surrealisti francesi sperimentavano nuove tecniche, Magritte si stabilì su una tecnica illustrativa impassibile, per arricchirli, chiaramente articolava il contenuto dei suoi quadri. Ripetizione è una strategia importante per Magritte, non solo nella gestione di motivi all'interno di singole opere, ma anche incoraggiandolo a produrre più copie di alcuni delle sue più grandi opere. Il suo interesse per l'idea potrebbe provenire in parte dalla psicoanalisi freudiana, per cui la ripetizione è un segno di trauma. Ma il suo lavoro in grafica pubblicitaria può aver avuto un ruolo in spingendolo a mettere in discussione la fede modernista convenzionale unico, un'opera d'arte originale.
La qualità illustrativo delle immagini di Magritte si traduce spesso in un potente paradosso: le immagini che sono belle nella loro chiarezza e semplicità, ma che provocano anche pensieri inquietanti. Sembrano dichiarare che nascondono un mistero, eppure sono anche meravigliosamente strana.
Magritte era affascinato dalle interazioni di testuali e segni visivi, e alcuni dei suoi più celebri immagini impiegare entrambe le parole e le immagini. Mentre quelle immagini spesso condividono l'aria di mistero che caratterizza gran parte del suo lavoro surrealista, spesso sembrano motivate più da uno spirito di ricerca razionale - e meraviglia - le incomprensioni che possono annidarsi nel linguaggio.
Gli uomini in bombetta che spesso appaiono nei quadri di Magritte possono essere interpretati come autoritratti.
Rappresentazioni della moglie dell'artista, Georgette, sono comuni anche nel suo lavoro, come lo sono scorci di modesto appartamento della coppia di Bruxelles. Anche se questo potrebbe suggerire il contenuto autobiografico nei quadri di Magritte, più probabili punti ai sorgenti banali della sua ispirazione. È come se credesse che non abbiamo bisogno di guardare lontano per il misterioso, dal momento che si annida ovunque nel più convenzionale di vita.
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sabato 28 marzo 2015
René Magritte-Golconda
In quest’opera Magritte moltiplica a quasi copiando e incollandopiù volte il famoso personaggio presente in molte altre sue opere, caratterizzato dal tipico vestito e dalla bombetta neri. Il paesaggio, composto da case e tetti tipicamente belga e da un cielo opaco e senza nubi, è ancora una volta caratterizzato da un realismo elementare.
Su questo sfondo i personaggi, completamente identici fra loro se non per la direzione degli sguardi e per la loro lontananza e quindi gradezza, sembrano piovere dal cielo come candidi fiocchi di neve.
Non vi è dubbio alcuno circa la magia e la dolcezza poetica, quasi sognante dell’immagine.
Un’immagine che ci lascia perplessi e disorientati: “Com’è possibile e come si spiega questa pioggia umana?”. O forse si tratta di un volo, di un elevazione? Gli ometti neri stanno lentamente risalendo verso il cielo oppure stanno candidamente fioccando dallo stesso? Questo è uno dei tanti misteri racchiusi nel dipinto analizzato che probabilmente nessuno riuscirà mai a chiarire. In ogni caso, quello che si può dire è che vi è una frantumazione di ogni regola fisica e matematica che ci lascia quasi in imbarazzo, dato che rompe ogni nostra certezza riguardo alla consistenza e al peso dei corpi.
Un’altra domanda che può sorgere guardando il dipinto è: che ruolo ho io? Sono forse uno dei tanti ometti omologati sospesi fra cielo e terra? La risposta crediamo sia sì. Infatti, se si presta attenzione a come è tagliata l’immagine, ci accorgiamo che le case non sono viste per intero (come è normale che sia se fossimo con i piedi ben saldi a terra) bensì solo la loro metà superiore ci appare visibile.
Un’ipotesi plausibile è che noi facciamo parte dell’opera nella maniera in cui siamo nientedimeno che un altro di quegli uomini neri.
Altro dettaglio importante da non trascurare: le ombre proiettate sia sui tetti che sugli edifici e le sagome in lontanaza. Taluni affermano che anch’esse possano essere semplici ombre proiettate su di un cielo che non è un cielo, ma semplicemente la sua rappresentazione bidimensionale su tela. Questo sarebbe giustificato poiché, come ben sappiamo, un’ombra può essere proiettata solo su di una superficie solida, in questo caso appunto la tela. A nostro avviso l’ipotesi và però scartata per più motivi. Uno di questi è la quantità di sagome rispetto al numero di persone presenti nello spazio che separa l’osservatore dalle case. Se fossero davvero delle ombre ve ne sarebbero molte di meno ma soprattutto andrebbero rispettate le loro dimensioni rispetto alla distanza; cosa che non accade dato che le sagome sul fondo sono tutte di eguali dimensioni. Ulteriore motivo è il fatto che, se ci avviciniamo alla tela e ne cogliamo i dettagli, notiamo che le figure presentano, seppur lievemente, alcune tonalità di rosa al livello del volto, elemento questo che ci permette di escludere quasi certamente che di ombre si tratti. Come già detto in precedenza resta il fatto che l’analisi di un’opera simile è molto soggettiva, tantopiù che Magritte stesso affermava di sentirsi meno fortunato di chi era convinto di avere la giusta analisi o la corretta chiave di lettura per risolvere quell’enigma espresso a pennello e racchiuso su tela.
Su questo sfondo i personaggi, completamente identici fra loro se non per la direzione degli sguardi e per la loro lontananza e quindi gradezza, sembrano piovere dal cielo come candidi fiocchi di neve.
Non vi è dubbio alcuno circa la magia e la dolcezza poetica, quasi sognante dell’immagine.
Un’immagine che ci lascia perplessi e disorientati: “Com’è possibile e come si spiega questa pioggia umana?”. O forse si tratta di un volo, di un elevazione? Gli ometti neri stanno lentamente risalendo verso il cielo oppure stanno candidamente fioccando dallo stesso? Questo è uno dei tanti misteri racchiusi nel dipinto analizzato che probabilmente nessuno riuscirà mai a chiarire. In ogni caso, quello che si può dire è che vi è una frantumazione di ogni regola fisica e matematica che ci lascia quasi in imbarazzo, dato che rompe ogni nostra certezza riguardo alla consistenza e al peso dei corpi.
Un’altra domanda che può sorgere guardando il dipinto è: che ruolo ho io? Sono forse uno dei tanti ometti omologati sospesi fra cielo e terra? La risposta crediamo sia sì. Infatti, se si presta attenzione a come è tagliata l’immagine, ci accorgiamo che le case non sono viste per intero (come è normale che sia se fossimo con i piedi ben saldi a terra) bensì solo la loro metà superiore ci appare visibile.
Un’ipotesi plausibile è che noi facciamo parte dell’opera nella maniera in cui siamo nientedimeno che un altro di quegli uomini neri.
Altro dettaglio importante da non trascurare: le ombre proiettate sia sui tetti che sugli edifici e le sagome in lontanaza. Taluni affermano che anch’esse possano essere semplici ombre proiettate su di un cielo che non è un cielo, ma semplicemente la sua rappresentazione bidimensionale su tela. Questo sarebbe giustificato poiché, come ben sappiamo, un’ombra può essere proiettata solo su di una superficie solida, in questo caso appunto la tela. A nostro avviso l’ipotesi và però scartata per più motivi. Uno di questi è la quantità di sagome rispetto al numero di persone presenti nello spazio che separa l’osservatore dalle case. Se fossero davvero delle ombre ve ne sarebbero molte di meno ma soprattutto andrebbero rispettate le loro dimensioni rispetto alla distanza; cosa che non accade dato che le sagome sul fondo sono tutte di eguali dimensioni. Ulteriore motivo è il fatto che, se ci avviciniamo alla tela e ne cogliamo i dettagli, notiamo che le figure presentano, seppur lievemente, alcune tonalità di rosa al livello del volto, elemento questo che ci permette di escludere quasi certamente che di ombre si tratti. Come già detto in precedenza resta il fatto che l’analisi di un’opera simile è molto soggettiva, tantopiù che Magritte stesso affermava di sentirsi meno fortunato di chi era convinto di avere la giusta analisi o la corretta chiave di lettura per risolvere quell’enigma espresso a pennello e racchiuso su tela.
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